MONTI DELLA LAGA

Valle Castellana: un paese incastonato nella natura

Valle Castellana, un borgo montano costruito ai piedi dell’alta valle del Castellano, in provincia di Teramo, tra i Monti della Laga.

Molte sono le bellezze che caratterizzano questi posti: castelli, mulini in pietra, eremi, borghi antichi, laghi, montagne, castagneti secolari:

Castagno di nardo’ a Valle Castellana

E’ un territorio affascinante che si sviluppa dalle quote basso collinari, fino alle vette appenniniche.

Ricca di ruscelli, corsi d’acqua, boschi di castagni, faggi, querce, famosi in tutta Italia per la grande ricchezza di funghi, marroni e castagne.

Altri prodotti tipici del luogo sono i formaggi, le patate, i legumi.

Al centro del paese è possibile visitare gli affreschi all’interno della Chiesa di Santa Maria di Stornazzano, costruita nell’ XIII secolo.

Valle Castellana -Chiesa di Santa Maria di Stornazzano, costruita nell’ XIII secolo

A circa 1 chilometro dal centro, in direzione sud, è possibile visitare il vecchio mulino in pietra sul fiume Tevera, a metà strada tra le frazioni Prevenisco e Mattere.

Mulino in pietra sul fiume Tevera

 

Sulla strada per Ascoli Piceno, si incontra il Lago di Talvacchia, un invaso artificiale ricco incastonato nelle gole del Castellano a confine con la regione Marche.

Lago di Talvacchia

E’ possibile incontrare molte specie di uccelli e pesci, caratteristici di questo luogo.
Spesso in inverno il lago ghiaccia completamente, offrendo uno spettacolo unico.

Lago di Talvacchia ghiacciato

 

Nelle stagioni di siccità invece, quando il livello dell’acqua cala, riemergono le case in pietra costruite a cavallo tra il 1800 e 1900, poi sommerse, nelle quali vivevano le popolazioni locali.

Lago di Talvacchia – edifici riemersi

COSA VISITARE A VALLE CASTELLANA

-Borgo di Laturo www.borgodilaturo.it

 

Laturo è una frazione del comune di Valle Castellana in Provincia di Teramo, raggiungibile a piedi tramite sentieri, compresa nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Le origini e la toponomastica di Laturo sono ancora avvolte nella leggenda. Originariamente fu certamente un insediamento agro-pastorale antichissimo. Laturo, a circa 850 m. s.l.m., è una frazione di Valle Castellana (Teramo). Collocato su un pianoro posto su una terrazza di roccia, si affaccia timido e si lascia ammirare solo da lontano. Si tratta di un antico borgo di dimensioni insolitamente grandi oggi non più raggiungibile agevolmente perchè la vegetazione spontanea ha ripreso possesso dell’unica mulattiera che per secoli l’ha collegato al mondo nel modo più breve, nascondendone le tracce per lunghi tratti e creando barriere talvolta insormontabili. Altri sentieri sarebbero percorribili sempre a piedi, ad esempio da Leofara, dalle Cannavine o da Settecerri, ma risultano ben più lunghi. Fino agli anni cinquanta del 1900 era abitato da una cinquantina di famiglie per un totale di oltre duecento persone, che occupavano una trentina di case, oggi fatiscenti e cadenti, tra cui si evidenziano ancora i resti di un antico gafio, testimonianza di antiche tecniche edilizie longobarde. Si trattava di uno dei borghi più importanti dei Monti della Laga, costituito prevalentemente da persone dedite alla pastorizia ed alla produzione di legna. L’emigrazione del secondo dopoguerra ha fatto gradatamente diminuire la popolazione; l’assenza di una strada carrabile che consentisse le comunicazioni essenziali del vivere civile ed il trasporto delle merci, i disagi insiti nel vivere isolati e la drastica diminuzione dell’attività pastorizia hanno fatto il resto. Alla fine degli anni ’70 l’ultima famiglia ha così abbandonato il centro abitato di Laturo al suo destino.
Nel 2012 diventa operativa l’Associazione Amici di Laturo il cui scopo è salvare il borgo di Laturo dallo stato di completo abbandono. Successivamente avviene il primo restauro conservativo di Federico Panchetti e gli Amici della prima abitazione rinominata “casa Il Gafio”, con trasporto a mano del materiale da costruzione e travi Il 9 giugno 2013 il Festival dell’Appennino ha fatto tappa a Laturo.

Laturo in paese nel bosco

Il 12 settembre 2015, ultimati i lavori di restauro di altre 2 unità abitative acquisite, è stata riaperta al culto la cappella dedicata alla Madonna di Loreto con una messa celebrata tutti gli anni a Laturo la prima settimana di Settembre dal parroco di Valle Castellana

Laturo il paese abbandonato

Nel 2016 vengono puliti e segnati 2 sentieri per Laturo(tra cui il sentiero 452 da Leofara ) dal Parco Nazionale Gran Sasso – Monti della Laga
L’associazione tutt’oggi organizza trekking, ciaspolate e discovery trail dei borghi fantasma.

CASTEL MANFRINO

Castel Manfrino – la rocca

Castel Manfrino, è un sito archeologico in cui sono stati effettuati rinvenimenti storico-culturali di eccezionale rilevanza. Negli anni addietro è stata perfino rinvenuta un’ampia vasca battesimale all’interno di una roccia nei pressi del castello. In età longobarda il sito ospita un insediamento che per la posizione di altura e le caratteristiche di difendibilità deve aver rivestito un ruolo fondamentale nelle complesse dinamiche legate all’avanzata dei Longobardi nell’attuale territorio abruzzese e che si pone in stretta relazione anche con il contesto della necropoli longobarda di Castel Trosino, ubicata a poca distanza. Il castello è menzionato per la prima volta con il toponimo Maccla, nel 1064, come riferimento confinario in una donazione di beni al monastero di Farfa da parte di una famiglia aristocratica e qualche decennio più tardi nel 1093 un discendente della stessa famiglia cede al medesimo monastero anche la proprietà del Castrum Maccla. Sempre con lo stesso toponimo compare, nella seconda metà del XII secolo, nel Catalogo dei feudi Normanni, tra i castelli del comitato ascolano. In età normanno-sveva il sito riveste una notevole importanza nello scacchiere strategico e, anche se mancano conferme storiche, la tradizione e la leggenda legano il nome attuale del castello proprio al re Manfredi di Svevia. Proprio a quest’epoca risale una delle scoperte archeologiche più rilevanti, nell’area sud del castello sono infatti state scavate le strutture di una importante officina in cui si lavoravano metalli, in particolar modo leghe di rame, e in cui si producevano anche tondelli monetali, forse da riferirsi ad una zecca fuori dal diretto controllo dell’autorità centrale. Ancora in età angioina il castello è al centro di rilevanti interessi, come dimostra un folto carteggio conservato nei registri della Cancelleria Angioina, nel quale sono riportate anche le vicende dell’assedio del castello da parte di Carlo I d’Angiò e della strenua resistenza dei ribelli che vi si asserragliano per più di una anno. Il castello era dotato anche di un cappellano preposto alle funzioni religiose nella piccola cappella in parte conservata, decorata di pregevoli affreschi, e ospitava ovviamente un castellano, di cui è stata individuata la residenza, grazie alle indagini archeologiche, proprio nell’edificio vicino alla cappella. Durante il periodo angioino il castello è oggetto di una lunga serie di adeguamenti strutturali e riedificazioni, funzionali da un lato alla presenza della guarnigione e dei funzionari, e dall’altro all’ampliamento della fortificazione, come ad esempio la costruzione della torre settentrionale, ancor oggi apprezzabile e recentemente oggetto di restauro, di cui si conserva il progetto, firmato da Pierre d’Angicourt uno degli architetti più importanti della corte francese, proprio nei Registri della Cancelleria angioina. Castel Manfrino è un sito ricco di fascino e storia, inserito in uno splendido contesto naturalistico arroccato nell’alta valle del Salinello, ricca di siti di interesse storico-ambientali (gole, eremi, grotte, cascate, fiumi).

Castel Manfrino

Castagno secolare di Nardò (Fraz. Morrice):

Il Piantone di Nardò è un grande e vecchio albero secolare, con più di 500 anni di vita, con una circonferenza di 14 mt. L’albero ha dimensioni davvero imponenti, è il più grosso d’Abruzzo e tra i castagni più grossi d’Italia per diametro del tronco. Ha la forma di un tridente e una profonda cavità carbonizzata sul tronco.

Castagno di nardo’ a Valle Castellana

Si trova a poche centinaia di metri dalla frazione Morrice, immerso tra castagneti e verdi alture. Il Capodarca (l’Esperto in Italia di alberi monumentali) nel suo libro “Abruzzo, sessanta alberi da salvare”, ipotizza che difficilmente in Italia si possa rintracciare una simile zona tanto ricca di castagni secolari.

Castagno secolare a Valle Castellana

-Castello Bonifaci (Fraz. Vallinquina):

Castello Bonifaci a Vallinquina

Il castello Bonifaci si trova nel borgo montano di Valliqnuina. Costruito nella parte ovest del centro abitato, affianco alla piccola chiesetta e alle abitazioni risalenti al 1200. Dalle sue torri c’è un vista panoramica sulla catena montuosa della Laga e dei Sibillini.

Castello Bonifaci Vallinquina innevato

Altopiano “La Cordella”:

Situato a circa 14 chilometri da Valle Castellana, La Cordella è un luogo incontaminato, situato a 1200 mt di quota, ricco di bellezze paesaggistiche come praterie, alture, alberi secolari, animali da pascolo. E’ un posto dove trascorrere un pomeriggio di relax lontano dai ritmi frenetici della quotidianità. Dalla Cordella è possibile raggiungere a piedi o in fuori strada diversi luoghi come: Leofara, Laturo, Settecerri, San Vito, Macchia Da Sole.

La Cordella – altopiano dei Monti della Laga

 

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Si ringrazia Domenico Marinelli per il contributo testuale e fotografico.